Far passare la vergogna delle vicissitudini di Nora come un successo, ci vuole davvero coraggio. Invece di cospargersi il capo di cenere e chiedere scusa i cittadini per i danni economici e d’immagine causati alla comunità, la Sindaca continua ad arrampicarsi sugli specchi, argomentando in modo talmente fuori luogo che ci induce a pensare che, probabilmente, è arrivata all’apice della sua arroganza politica.

Pensa, forse, che i cittadini di Pula abbiano ancora l’anello al naso e le sveglie appese al collo?

Per queste considerazioni, abbiamo pensato di aprire una riflessione.

Iniziamo con la famosa frase ripetuta come un mantra in campagna elettorale: “lavoro ai pulesi”. I risultati li possiamo toccare con mano senza grandi commenti.

La Coptur, una delle poche cooperative storiche pulesi (esistente dal 1981), tra l’altro con i conti in regola e un fatturato in attivo, da anni non gestisce più gli scavi archeologici di Nora. Purtroppo questo è un dato di fatto.

Eppure ricordiamo la soddisfazione della Sindaca, che aveva presentato con enfasi ed entusiasmo il nuovo corso di cui era l’indiscussa artefice e protagonista. Tra le altre cose “ad effetto”, dichiarò di essere portatrice di sicuri miglioramenti organizzativi e occupazionali per il paese.

La promessa è stata mantenuta?

Nel caso dei soci della Coptur, con l’arrivo dei nuovi gestori, dalla posizione di “titolari” diventano “dipendenti” aggiunti nuovo personale (non di Pula), proveniente dalle aziende che avevano vinto la gara d’appalto. Questa condizione era la prima fase del c.d. “miglioramento” organizzativo e occupazionale ottenuto.

Con la nuova gestione era prevista una promozione (passaggio di livello) di una parte del personale che ha il titolo professionale di “guida”. Intanto il rapporto di lavoro che in precedenza rea full time passa part time, prima conquista!! In seguito, da parte del Comune, vengono aggiunti 60 mila euro non previsti nella gara d’appalto che vengono utilizzati, in parte per pagare il passaggio di livello delle guide e in parte per implementare il monte ore da effettuare sotto forma di straordinario di una parte del personale. C’è un particolare, dell’incremento non hanno usufruito tutti, ma solo un gruppo che in questo modo si sono trovati privilegiati. Una diseguaglianza di trattamento salariale tra i lavoratori che ha creato un grave malcontento tra i lavoratori. Tutto questo, naturalmente con un’Amministrazione che stava indifferente solo a guardare.

Da subito si spengono i primi entusiasmi; già il passaggio al part time è stato subito uno shock per tutti, come pure non è stata mai risolta la criticità del ritardo nei pagamenti dello stipendio.

L’inettitudine dell’Amministrazione ha fatto il resto. Come avviene in assenza di una seria programmazione, iniziavano i mini appalti e le proroghe dei contratti fino al 30 settembre scorso, data fatidica che sancisce la fine dei rinnovi (per legge non poteva più essere concessa l’ennesima proroga, che avrebbe portato l’Amministrazione a commettere un reato penale, con conseguenze pesanti per i tecnici e per la Sindaca).

Nonostante Sindaca e Assessore alla Cultura fossero a conoscenza della improrogabilità dell’appalto, hanno candidamente ammesso, come riportato anche   dalla stampa, di essersi dimenticati di bandire la nuova gara.

La conseguenza è stata nefasta: per la prima volta nella storia di Pula, dai primi anni 60, viene chiuso il sito, con il grave danno d’immagine che ne è derivato, unito al danno all’erario per diverse decine di migliaia di euro dovuto dai mancati incassi.

Grazie alla disponibilità dei dipendenti che hanno sacrificato le loro ferie per lavorare gratis, ed anche per la disponibilità delle associazioni di volontariato che li rifornivano di acqua e panini, il sito ha riaperto i battenti ma in maniera tutt’altro che ottimale, con il punto di ristoro (bar) e il   bookshop desolatamente chiusi.

La Sindaca si pronunciò promettendo che entro 10 giorni (dal giorno in cui deflagra il caso) le problematiche riconducibili agli aspetti contrattuali del personale sarebbero state risolte.

Il 25 ottobre scorso i dipendenti, stanchi di attendere, delusi dalle promesse non mantenute, chiudono nuovamente gli scavi.

Con l’organico ridotto a sei unità, grazie alla disponibilità dei gestori che hanno visto l’ultima gara, il 26 ottobre gli scavi riaprono i battenti, contestualmente agli incontri sindacali per chiarire la posizione degli operatori. Il risultato dell’accordo siglato è che dal 1° novembre sono stati riassunti i dipendenti della precedente gestione, i quali passano tutti in orario di lavoro part time (compresi quelli che fino ad allora lavoravano a tempo pieno).

Questa è la situazione attuale, e questo è stato spacciato come grande successo. 

In tutta questa vicenda non riusciamo quindi a capire di quale vittoria e di quali meriti possa appropriarsi la prima cittadina. Chiedere pubblicamente scusa ai lavoratori e ai cittadini per il danno subito a causa della sua inadeguatezza politica non rimedierebbe certo all’ennesimo fallimento, ma potrebbe apparire come ammissione dei propri limiti operativi e gestionali: insomma, si può sbagliare, ma non ammetterlo, sottraendosi ad un atto dovuto, aggrava le proprie responsabilità.

In conclusione, certificato l’ennesimo fallimento che corona i disastri della scorsa estate, la Sindaca e la sua maggioranza, con un atto di onestà intellettuale, dovrebbe trarre le appropriate conclusioni: tutti a casa.

A proposito, ma in tutta questa debacle è esistito un Assessore alla Cultura?

I CONSIGLIERI DI MINORANZA

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