Riportiamo integralmente l’articolo dell’amico Angelo Tolu che fotografa esattamente la l’atteggiamento assunto dall’amministrazione comunale a seguito delle note vicende che interessano l’arrivo del commissario ad acta per l’approvazione del PUC.
Basta con la strategia del vittimismo
Esiste una chiara differenza tra vittima e vittimista.
Entrambe possono aver subito (per il vittimista non è detto), ingiustizie e sopprusi, ma la prima non usa ciò che è successo per manipolare gli altri, anzi, tenta di risolverlo in silenzio.
Al vittimista invece non interessa risolvere tanto l’ingiustizia, quanto usarla per manipolare in modo immaturo e tirannico le relazioni.
A Pula la strategia di inventarsi un fantomatico “clima di discriminazione” registra un nuovo capitolo, ma permettetemi, da cittadino Pulese mi sono francamente stancato di questo atteggiamento e vorrei manifestare tutto il mio disappunto, se mi è concesso, non prima di avere però cercato di capire se dietro questo atteggiamento c’è una strategia precisa.
Ogni malaugurato episodio che coinvolge l’amministrazione comunale ed in particolare il primo cittadino deve necessariamente tradursi nella ricerca di una responsabilità “esterna” quando invece sarebbe sufficiente un sano e consapevole esame di coscienza.
Da 5 anni a questa parte, a Pula qualcosa è cambiato, si può discutere, concordare o dissentire su tante cose ma sul fatto che a Pula il clima “politico” sia cambiato credo non vi sia alcun dubbio.
Certamente un ruolo determinante in questa metamorfosi lo hanno avuto la diffusione dei social e un certo modo di fare notizia che ha acceso, soprattutto nei primi anni, ma ancora oggi pervade la sfera di molti di noi, una forte e accesa contrapposizione.
Da una parte, in particolare nella sfera pubblica, si predica amore e tolleranza, in privato invece si privilegia l’arroganza manifestando il disprezzo rasentando finanche l’odio e poiché viva Dio viviamo in una comunità piccola, sappiamo tutto di tutti non nascondiamoci dietro il finto moralismo, questa è diventata Pula, un paese che stento a riconoscere.
Tutti parlano, tutti pontificano e tutti si sentono in diritto di dire la propria, io per primo non mi sottraggo a questo rito e infatti scrivo, e lo faccio ogni qualvolta ho la necessità di comunicare qualcosa, in particolare quando dissento da un certo modo di interpretare il modo di amministrare la nostra cittadina.
“Il vittimismo ricorda alcuni aspetti del narcisismo.
Mostra una tendenza a non volersi liberare veramente dalla sofferenza, facendo di essa uno schema difensivo utile a tenere su di se l’attenzione altrui che viene pretesa in modo più o meno esplicito.
E quando dall’altra parte non arriva la “giusta” attenzione, allora il vittimista diventa aggressivo, colpevolizzando gli altri, aumentando la percezione di tradimento subita per l’ennesima volta.
Non riconosce infatti le sue responsabilità e farglielo notare fomenta a sua volta la posizione da vittima”
Le persone affette da vittimismo — in Italia è definito anche sindrome di Calimero, da qui il titolo di questo mio contributo — distorcono la realtà per addossare ad altri le proprie responsabilità. Probabilmente è la tendenza più diffusa. Chi di noi non conosce almeno una vittima cronica?
L’ostentato vittimismo può mettere in fuga le persone accorte, ma i più scaltri sono capaci di aprire le porte della compassione del loro interlocutore.
Ed è in questo preciso istante che entra in campo la loro strategia preferita: la manipolazione emotiva.
È un’arma che, quando vogliono raggiungere il loro obiettivo, viene utilizzata per prendere il sopravvento e infangare il nemico immaginario o reale.
Affermano di essere discriminati e maltrattati per alimentare rancore e sete di sopraffazione.
Incapaci di prendere le proprie responsabilità, da pseudo vittime diventano tiranni.
Nelle dittature come nelle democrazie il metodo della manipolazione emotiva è infallibile. I dittatori utilizzano la tecnica del vittimismo per infuocare gli animi delle folle, promettendo loro la rivalsa contro le supposte ingiustizie.
Dal 2014 a oggi lo spettacolo è questo dove il Vittimismo e il Complottismo la fanno da padrona.
La vicenda del PUC di Pula rappresenta il paradosso di questo modo di fare politica, ma non è il primo e sono certo non sarà nemmeno l’ultimo.
Anche l’anticipata “caduta” del 2017 ha trasformato in un clamoroso successo un percorso amministrativo fino allora senza arte ne parte.
Ma di questo e di altro il supremo responso come sempre lo hanno dato i cittadini, ieri come oggi e come domani.
Non sono in discussione i risultati e gli obiettivi raggiunti, ciò che è in discussione e che infastidisce è un certo atteggiamento assai diffuso in alcuni autorevoli rappresentanti.
Ritorniamo alla vicenda del PUC, che se vogliamo rappresenta l’ennesimo episodio, sintomatico di questa “sindrome da calimero”, che sembra essere utilizzato come alibi per denunciare soprusi e sopraffazioni da parte di una Regione “madre padrona” che ha deciso di “punire” solamente il Comune di Pula reo della mancata approvazione del principale strumento di pianificazione inviando un commissario ad acta applicando i poteri sostitutivi che gli derivano per legge quando si verificano alcune circostanze.
Di questo ne ho già parlato in un precedente articolo e non ci ritornerò, anche perché il dibattito politico non è sempre pacato, a volte gli animi si scaldano e il diverbio è sempre dietro l’angolo, ma alla fine restiamo tutti al medesimo livello e ciò che facciamo e diciamo verrà sempre apprezzato o criticato non secondo il genere ma secondo il contenuto.
Il vittimismo esprime un modo immaturo, per lo più inconscio, di vivere le relazioni e di affrontare la realtà. Esso si innesca quando la persona sente di non poter sostenere il confronto in modo paritario. Proclamandosi vittima invece può ottenere molti vantaggi: indulgenza, ascolto, affetto, protezione.
Ma in tutti i casi il vittimismo non paga e va superato: non si può stare nella vita adulta con i meccanismi tipici della prima infanzia.
Più facile buttarla in rissa che ammettere che alla base di tutto c’è una certa responsabilità e che dagli errori si può e si deve ripartire, ma quando il vittimismo si trasforma in protagonismo tendendo a svalutare gli altri con atteggiamenti ipercritici, così da evitare di dare un giudizio di se stesso e della propria inadeguatezza perché non si riesce a digerire la propria incapacità di cambiare, di non essere stato all’altezza di certe scelte, allora chi non lo asseconda diventa immediatamente suo nemico o entra nella cerchia dei sospettati. Però, persino chi cerca di comprendere le sue ragioni, viene vissuto con sospetto, non si fida di nessuno, si aspetta che gli altri facciano di tutto per ingannarlo e quindi cerca in ogni modo di trovarli in fallo: è sospettoso, ipervigilante, sempre all’erta.
No, no e poi no. Io non ci sto.
Ben venga un commissario se questo serve a dare le risposte che il nostro territorio attende da troppo tempo.
Siamo in un periodo di tremenda sofferenza, in tutti i settori, basta fare un giro per il paese per rendersi conto del livello preoccupante che abbiamo raggiunto.
È un vero peccato, Pula ha bisogno di aiuto questo è chiaro ed evidente, ma siamo certi che questa consapevolezza l’abbiamo tutti ????
fonte: https://medium.com/pensieri-in-libert%C3%A0/sindrome-di-calimero-ad330676de30