Parlando di Piano Urbanistico Comunale, nell’immediatezza della sua approvazione abbiamo preferito pubblicare la nostra dichiarazione di voto in Consiglio Comunale, dichiarazione che rappresenta la sintesi delle nostre riflessioni su quel poco che la maggioranza ci ha consentito di vedere delle scelte fatte per pianificare il nostro territorio. Nell’insieme, prima ancora di scendere nei particolari e nei dettagli che riguardano questo strumento, faremo delle considerazioni politiche di carattere generale.
In una prospettiva pressoché certa, che depone per una sorte avversa a cui andrà incontro l’ultimo PUC partorito dall’Amministrazione Medau (che molto probabilmente non vedrà mai la luce), il nostro ragionamento si fonda su almeno 2 ordini di riflessioni politiche: una è di carattere generale, l’altra riconducibile alle modalità e i tempi scelti per la discussione e per l’approvazione definitiva.
La prima riflessione: il PUC era uno dei cavalli di battaglia della prima e della seconda consiliatura Medau. Ci chiediamo come mai si son fatti trascorrere quasi 7 anni, dal 2014 ad oggi, per venirne a capo. Per le aspettative create in campagna elettorale, l’Amministrazione avrebbe dovuto avere le idee chiarissime già dal suo primo insediamento. Invece ha preferito allungare il brodo di cottura, procedendo in modo non uniforme, con una gestazione tutt’altro che liscia e indolore: si ricordino le minacce di commissariamento provenienti dalla Regione (in media una all’anno); si calcolino più di 800 mila euro di soldi pubblici profusi per affidare incarichi su incarichi, consulenze, per ottenerne studi e pareri di vario tipo; si ricordi l’approvazione di un PUC precedente prima adottato e poi revocato dalla stessa compagine.
A nostro avviso si è aspettato la fine del mandato per perseguire un obiettivo ben preciso, ovvero quello di soddisfare il più possibile i “desiderata” di chi, a vario titolo, avevano chiesto qualcosa. Quando giungerà la sentenza dell’Urbanistica della Regione, recante il rigetto (quasi scontato) di queste richieste, la Sindaca, gli Assessori e i Consiglieri, tutti affranti e contriti di dolore reciteranno, singolarmente e poi in coro, il de profundis “…io, anzi noi, comunque, avevamo assecondato e sponsorizzato le tue richieste, ma, purtroppo, la Regione le ha respinte...”. Per molte scelte palesemente azzardate, ne deriverà quindi un comportamento puerile che non tarderà ad essere smascherato.
La seconda riflessione: perché portare in discussione il PUC durante la Settimana Santa, sapendo che i Consiglieri di minoranza erano impegnati nelle loro attività commerciali? Non si è pensato, vista anche la crisi, che hanno la possibilità di lavorare proprio nel periodo prefestivo? Il quesito può avere solo una risposta: era tutto matematicamente calcolato: mentre la maggioranza ha avuto anni e anni, per ideare e analizzare il Piano, avvalendosi del supporto dei tecnici comunali e dei tecnici esterni, alla minoranza sono stati concessi solo pochissimi giorni, per non dire poche ore, per leggere oltre 1000 pagine di documenti, e visionare decine e decine di tavole di difficile lettura in formato digitale. Si è voluto togliere alla minoranza il diritto di approfondire e di svolgere il suo ruolo di controllo. Un’arroganza politica, di cui non si hanno esempi nella storia amministrativa di Pula. Tutto questo, naturalmente alla faccia della c.d. “Cittadinanza Attiva” e della “Democrazia Partecipata” di cui la Sindaca si fece paladina nelle due campagne elettorali in cui venne eletta.
L’aspetto che tuttavia ci lascia fortemente perplessi è come, in generale, siano state fatte le scelte urbanistiche. Solitamente quando ci si appresta alla stesura di un PUC, tutti i procedimenti di pianificazione territoriale sono, di norma, caratterizzati da un confronto con i cittadini e con i portatori d’interesse. Gli incontri pubblici, a nostro avviso, non hanno avuto tempi adeguati. Fatta questa constatazione ci chiediamo da dove possano scaturire queste scelte, molto spesso anche radicali, che riguardano diverse porzioni del territorio. Ecco, quindi. apparire strane lottizzazioni, dove i proprietari, apprendendo della destinazione delle loro proprietà, sono caduti dalle nuvole. Oppure osservare la presenza dei “francobolli” sparsi nel territorio, ossia fazzoletti di terreno che si prestano a vari significati. O ancora i parcheggi posizionati in terreni privati, subito emendati dalla stessa maggioranza per diventare d’incanto aree edificabili, con destinazioni urbanistiche incompatibili in una visione d’insieme, visione che dovrebbe avere un senso compiuto, in una logica di utilizzo razionale del territorio. Sono queste considerazioni e riflessioni che alimentano in noi forti dubbi sulle scelte operate.
Una considerazione a parte meritano gli atteggiamenti dei vari Assessori e dei Consiglieri, in modo particolare di chi, tra questi, giura e spergiura di aspettare il Piano Urbanistico per marcare i suoi “distinguo” rispetto al resto della squadra che compone la maggioranza. Ebbene, i “prodi dissidenti da bar dello sport” sono stati, più che mai, allineati e coperti. Come volevasi dimostrare, hanno fatto parte della schiera di diligenti scolaretti che, al comando della maestra, alzano la mano in religioso silenzio, approvando tutto, comprese le parti più fumose e discutibili dello strumento urbanistico. A dire il vero, per le scelte più scellerate che immancabilmente colpiranno più di una categoria, anche stavolta ci è giunta voce del solito, goffo tentativo, di lanciare la pietra e nascondere la mano: “ahhh… io in quel momento non c’ero, non è colpa mia, è una scelta della Sindaca…” . Peccato che questa volta i “depistatori di professione” siano stati immortalati nelle videoregistrazioni delle sedute, dove c’è poco da camuffare: un po’ come succede quando si viene inchiodati dalle video trappole mentre si combina qualche marachella, ritenendo di farla franca…potremo fare degli esempi poco edificanti, ma per carità di patria è meglio chiuderla qui.
I CONSIGLIERI DI MINORANZA