PULA: COME CONFONDERE IL  SOLILOQUIO NARRATIVO CON UNA PUBBLICA ASSEMBLEA: ALLA FACCIA DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATA

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Sull’ introduzione dei tecnici del settore urbanistico  fatta in apertura della cosiddetta “assemblea pubblica” tenutasi il 29 scorso,  non vogliamo entrare nel merito: il loro ruolo è ben diverso dalle responsabilità politiche di chi  amministra.

L’unico aspetto che ci teniamo ad evidenziare è che durante tutta la presentazione hanno rilevato tutte le criticità del PUC adottato nel 2015 che è quello adottato dall’Amministrazione Medau.

La narrazione politica che ne è seguita ha visto  la Sindaca impegnata a persuadere l’uditorio sul fatto che tra Lei e la Regione, in questi quasi 6 anni di governo, ci sia stato un confronto serrato e un’interlocuzione cospicua e produttiva. In realtà, la prima cittadina ha avuto solo un ruolo marginale, tanto che in molti si sono chiesti se il PUC  facesse parte del programma elettorale.

Durante la legislatura Pigliaru, dove tra l’altro era Assessore all’ Urbanistica  un autorevole esponente del PD, sarà andata a presentare le istanze connesse al PUC di Pula solo una manciata di volte. Nonostante l’affinità  partitica, il raccolto finale, frutto di tanto superficiale impegno, si è materializzato con una prima diffida di commissariamento.

Qualora questo dato fosse errato,  la Sindaca potrà sempre fornire la copia dei verbali con la firma che attesta la sua presenza.

 Con l’ Assessore della Giunta Solinas, la frequenza delle visite si sarà fatta più intensa solo  ultimamente, non fosse altro che per cercare di evitare la vergogna di far arrivare a Pula il Commissario.

Tornando all’assemblea pubblica, la sorpresa è arrivata quando si è scoperto che non si potevano fare domande e intervenire in alcun modo. Ai Consiglieri di Minoranza e ai Cittadini che hanno chiesto al parola,  è stata imposto il silenzio, una scorrettezza istituzionale che abbiamo prontamente rimarcato, anche perché altri componenti della maggioranza hanno potuto fare i loro interventi.

Ha avuto così corso un  soliloquio appassionato e strappalacrime, con una Prima Cittadina lanciata in una disperata autodifesa, da vittima e bersaglio dei fantomatici soprusi della Regione e dei poteri forti che, a suo dire, l’ hanno spodestata, Lei è il Consiglio Comunale,  dalle prerogative decisionali in tema di programmazione urbanistica.

 Ancora una volta prendiamo atto del suo personale concetto di democrazia partecipata. Sarà pur vero che Pula è stata esautorata dai  poteri programmatori dalla nomina di un Commissario Regionale, ma questa vergogna, per la prima volta nella storia di Pula, la dobbiamo alle sue inadempienze e alla sua sciatteria amministrativa.

 In quanto ai poteri forti, se la Sindaca avesse solo dei sospetti su chi li esercita, la invitiamo ad informare la magistratura, o altrimenti eviti di vedere i mulini a vento che ce l’hanno con Lei.

Ma, al di là delle narrazioni e delle imprecisioni che hanno evidenziato le gravi lacune nella materia, nonostante ricopra ad interim il ruolo di Assessore all’Urbanistica,   su cui forse avrebbe forse fatto meglio prepararsi a dovere, vorremmo dire la nostra sulla motivazione che ha indotto la Regione a mandare il Commissario, procedendo con una sintesi cronologica della recente storia del PUC.

Nel 2014 l’Amministrazione Cabasino  approvò il piano a fine consiliatura (un piano ampiamente pianificato con la Regione e corredato da tutte le procedure autorizzative previste dalla legge, inclusa la  VAS che comprendeva, tra l’altro, anche il Porto di Agumu).

Appena insediata la consiliatura Medau,  accettare che il Piano elaborato dai suoi predecessori potesse andare avanti sarebbe stato un insulto alla sua smania  di protagonismo.

 Passarono dei  mesi, e dopo le iniziali bordate a salve sparate contro “quelli di prima”, sull’argomento calò il silenzio tombale. Ad un certo punto l’Assessore Regionale di allora, nel considerare che la Sindaca non dava segni di vita,  chiese all’Amministrazione se era sua intenzione terminare l’iter di approvazione del PUC arrivato ormai al traguardo, precisando che in assenza di una risposta sul da farsi avrebbe provveduto a nominare un Commissario per completare l’iter. La risposta della Sindaca fu la nomina di un legale che diede un parere sui possibili rischi nel completare l’iter di un atto approvato a fine legislatura.  Niente vietava comunque che il PUC fosse riadottato integramente dalla nuova Amministrazione. Questo nuovo passaggio in Consiglio avrebbe potuto salvare l’impostazione tecnica del PUC per poi successivamente modificarlo secondo  le vedute della nuova amministrazione, sull’ esempio di ciò che hanno fatto anche altri Sindaci in possesso di un concetto che, evidentemente, manca alla nostra Sindaca: quello            dell’ importanza della “continuità amministrativa”, che non vuol certo dire rinuncia a innovare, o non proporre e applicare le proprie idee sul modo di governare un paese.

Per tutta risposta si porta il PUC in Consiglio e lo si revoca, per poi riadottarlo cancellando la maggior parte delle zone F (turistiche-alberghiere), una buona parte della zona G/F    (porto e servizi riconducibili all’area portuale), riducendo parti consistenti delle zone C e B nel centro abitato e persino la zona D (artigianale), non tralasciando neppure le zone agricole che vengono sottoposte a gravi penalizzazioni. Secondo le visioni di sviluppo della Sindaca, le volumetrie soppresse   nelle zone F sarebbero dovute essere riposizionate in un secondo momento. Evidenziamo che nella storia dei PUC, soprattutto nelle zone costiere, non si è mai visto che un Sindaco chiedesse la riduzione della volumetria disponibile. Da quella riadozione del PUC in Consiglio abbiamo capito che la Sindaca si stava infilando con le proprie gambe nelle sabbie mobili, ovvero in un labirinto da cui uscire diventa pressoché impossibile.

Con fasi alterne, ma sempre  con grande confusione, l’iter procedurale sul PUC è continuato con  le osservazioni dei cittadini e della Regione. In questo frangente c’è stata la minaccia di invio di un altro Commissario perché l’amministrazione non riusciva a dare una risposta urbanistica ad una Società che aveva acquistato un terreno in zona D (artigianale) con l’intento di costruirci il cosiddetto “Centro Commerciale”. Insomma,  un anticipo di quella che sarebbe stata la pessima figura di questi giorni. In quell’ occasione, all’ultimo momento, la convocazione di un polemico Consiglio Comunale che alla fine approvò la richiesta della società.

Poi ci fu la chiamata di un Commissario da parte delle stessa Sindaca; avvenne quando  parecchi Consiglieri si erano “dichiarati” incompatibili rispetto alla scelta urbanistica in discussione. Un atteggiamento  alla Ponzio Pilato, giudicato tale per bypassare la diretta responsabilità di eventuali assensi o dinieghi da parte di chi deve prendere una decisione scomoda.

Dopo questi passi amministrativi lenti, ma soprattutto confusi, è calato nuovamente il silenzio per troppo tempo.

In questi lunghi anni,  quali scelte concrete abbia fatto la Sindaca per far capire alla Regione e soprattutto ai cittadini la reale volontà di portare a termine l’iter Amministrativo del PUC, nessuno è  in grado di affermarlo. La cartina di tornasole dello stato confusionale che ha regnato in tema di programmazione urbanistica lo abbiamo nella scelta del porto. L’insediamento portuale ad Agumu è stata portata e votata in Consiglio dalla Sindaca e dall’Amministrazione Medau. Come se si trattasse di un insediamento di piccola portata, ieri scopriamo  che  la destinazione di Agumu era uno scherzo, e che quella da prendere per buona sarà quella di Foxi. Ammesso che si riesca ad ottenere le autorizzazioni (ricordiamo che lì sfocia il Rio Pula ed è un area SIC), un particolare non secondario visto che oggi la nostra Sindaca rivela una innata sensibilità per il paesaggio, poi non si capisce con quali risorse  potrebbe essere realizzato il porto. Evidenziano che per il porto ad Agumu c’era un imprenditore disponibile, che in questi giorni scoprirà che per quasi 6 anni l’Amministrazione si è fatto gioco dei suoi intenti e non sa che farsene degli investimenti che poteva mettere in campo.

L’ultima perla amministrativa dell’annullamento della lottizzazione “Su Casteddu”, sperando che anche quella limitrofa non segua la stessa sorte (visto che dovrà essere corredata da VAS e da altri studi che alla fine potrebbero anche stravolgere le richieste dell’Amministrazione) farà  spendere ai lottizzanti ulteriori oneri e ritarderà chissà per quanto l’insediamento abitativo di quella zona di Pula.

Per quanto attiene la parte strettamente tecnica  del PUC costata circa 800 mila euro, c è da osservare che molti di questi studi  costati un patrimonio, con il passare del tempo non sono più attuali: basta pensare a quelli  sul dimensionamento che determinano l’assegnazione delle volumetrie nel perimetro urbano, dopo le variazioni demografiche e insediative di questi ultimi  6 anni. Lo stesso dicasi per la complessa procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, tutta da rifare, del Piano Particolareggiato del Centro Storico incagliato chissà dove, del mancato Piano di Utilizzo dei Litorali,  che avrebbe dovuto essere il volano economico delle nostra costa, del mancato Piano di Valorizzazione di S. Margherita, che in questi anni ha penalizzato fortemente uno dei comparti agricoli più pregiati della Sardegna.

Concludendo, è evidente che  l’excursus che la Sindaca ha spiattellato, con toni da palcoscenico, sia  infarcito da vittimismo per lesa maestà, da insipienza politica, da una visione tutta personale di concepire i rapporti con le Istituzioni sovraordinate. Al di là di questo,  abbiamo capito che i ritardi eccepiti dalla Regione non potranno, comunque, essere colmati da un’Amministrazione in cui regna una confusione totale, e dove la capacità di programmare è  stata drammaticamente assente.  I tempi per definire il PUC erano ampiamente scaduti nella diffida dell’estate scorsa, come abbondantemente preannunciata era stata la nomina del Commissario.

Il passo compiuto dall’Assessore, avallato e ratificato  dalla Giunta Regionale, è una scelta quasi obbligata perché,  oltretutto, il Piano Urbanistico di Pula non interessa solo la nostra cittadina ma, per fortuna e per l’attrattiva e i risvolti economici che il nostro territorio detiene, diventa di conseguenza di interesse per tutta la Sardegna. Una ricchezza che non può essere lasciata in mano a chi, in questi anni, ha ampiamente dimostrato di essere incapace di governarla,  lasciando il territorio a bagnomaria per 6 anni.

 Se si ha la lungimiranza di spaziare oltre i confini geografici del nostro piccolo Comune, forse ci convinceremo che, per quanto doloroso, l’arrivo del Commissario, in questo contesto a dir poco disastroso,  potrebbe essere il male minore. Comunque la si rigiri, è ora di considerare che l’Amministrazione Medau, alla luce dei fatti, al netto della partigianeria che deriva dai rapporti personali, dalle simpatie e quant’altro, ha fallito. Per amministrare un paese come il nostro,  oltre il cuore (che è molto importante) occorre avere quelle doti di competenza, di conoscenza, di esperienza, e poi tanta umiltà, capacità di dialogo e di confronto, lungimiranza, prudenza, aspetti che in questi ultimi anni, purtroppo, sono del tutto mancati.

Gettare la spugna e andare a casa, a questo punto, sarebbe un atto dovuto.

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