Roma, 1 agosto 2018 – “Al nostro insediamento abbiamo ereditato una situazione molto difficile, con 8 otto province non coordinate, con disomogeneità nei servizi e 16mila lavoratori in mobilità in deroga. Con la Legge regionale n° 9 del 2016, approvata all’unanimità, abbiamo stabilizzato 300 precari e trasferito personale dal Ministero del lavoro e dalle province, portando la pianta organica dell’Aspal, la nuova Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro, a 800 unità, previste dalla stessa legge di riforma”. Lo ha detto l’assessora del Lavoro, Virginia Mura, audita oggi nella Commissione del Senato Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale sulla situazione in Sardegna dei Centri per l’impiego.
Già nel 2014 la Regione Sardegna ha avviato una sperimentazione dei nuovi servizi personalizzati, con la flexicurity (tirocini e bonus assunzionali per i lavoratori) e il contratto di ricollocazione, con buoni risultati. Due anni dopo, con la riforma, attuata con fondi regionali, che ha ridisegnato l’assetto del sistema lavoro nell’isola, è arrivata la svolta sulle politiche attive del lavoro.
Sono 28 i Centri per l’impiego e 12 ulteriori sportelli decentrati, una macchina amministrativa che, come ha spiegato l’assessora Mura “conta al suo interno professionalità specializzate, come, ad esempio, psicologi, orientatori, mediatori culturali e i job account, che contattano le imprese nel territorio per informare sulle opportunità del nostro mercato del lavoro e sui servizi offerti dai centri. Abbiamo aperto sportelli dedicati, con personale qualificato (anche mediatori culturali) nelle principali carceri sarde”.
In realizzazione uno sportello impresa per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, per una rete di servizi che si integra con il sistema delle agenzie private accreditate. “Il nostro modello è già operativo da due anni – ha sottolineato la titolare del Lavoro – con l’utilizzo sia di risorse del Fondo Sociale Europeo per la formazione del personale, sia del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per infrastrutturare e riorganizzare i centri per l’impiego”. Una macchina organizzativa ormai rodata.</span>
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