Il 4 novembre 2010, il nostro compianto concittadino, Signor Camillo Passiu, già Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, venne insignito della Medaglia d’Onore dal Presidente della Repubblica.
In seguito a questo prestigioso riconoscimento, qualche settimana dopo, l’Amministrazione Comunale sentì il dovere di organizzare nell’aula consiliare del municipio una semplice iniziativa che coinvolse in primo luogo le scuole. Lo scopo fu quello di interpretare la volontà della Cittadinanza di onorare chi, come il Signor Camillo, attraverso personali sofferenze, contribuì a consolidare i valori della Libertà e della Democrazia, calpestati dall’infamia nazifascista e dai suoi inenarrabili abomini, che contrassegnarono uno dei periodi più drammatici e crudeli della storia di sempre.
Il 7 ottobre 1943, circa 2.500 Carabinieri vennero rinchiusi forzatamente nelle caserme romane ricevendo l’ordine perentorio di consegnare le armi. Successivamente i tedeschi li costrinsero a salire prima sui camion e poi sui vagoni-bestiame, tristemente famosi per aver condotto allo sterminio milioni di persone. Destinazione: i campi di concentramento della Germania e della Polonia.
Tra questi deportati vi era anche il giovane Camillo Passiu, uno dei tanti che insieme alla stragrande maggioranza dei Carabinieri suoi commilitoni non accettò di collaborare con le truppe d’occupazione, con i fascisti e con gli italiani che in qualche modo le sostenevano.
Con la voce rotta dall’emozione, dopo quasi settant’anni dalle dolorose vicende che lo coinvolsero direttamente, il Maresciallo Passiu raccontò delle sue condizioni e quelle di altre migliaia di militari italiani prigionieri nei lager, condizioni mortificanti, insostenibili, eccezionalmente dure e crudeli. I deportati come Lui furono addirittura privati della poco invidiabile qualifica di “prigionieri di guerra” perché considerati dai nazisti come dei traditori; non poterono nemmeno beneficiare della protezione della Convenzione di Ginevra né essere assistiti dalla Croce Rossa.
La loro scelta consapevole di non piegare la testa fu uno dei primi atti eroici della Resistenza di un’Italia libera dal fascismo.
Il Signor Camillo, nell’intenso e commovente incontro che ebbe luogo il 12 gennaio 2011 in municipio, replicato qualche giorno dopo nella scuola media di via Tigellio, testimoniò con grande lucidità questa parte drammatica della storia e, in particolare, sottolineò quale significato ebbe per i deportati come Lui la perdita di identità, lo smarrimento, le violenze ed in molti casi, purtroppo, la morte di molti suoi amici e colleghi.
I tanti episodi di violenza e di discriminazione razziale che si rinnovano nel mondo, con cadenza pressoché quotidiana, inducono a pensare che quanto è accaduto in quell’epoca possa ripetersi con la stessa violenza e brutalità di allora.
Nello striscione che tutti gli anni, in molte città italiane apre il corteo commemorativo della Giornata della Memoria, si legge “…non c’è futuro senza memoria, coloro che non hanno memoria del passato sono destinati a ripeterlo”
Ricordare gli orrori dei totalitarismi e della soppressione della Libertà è quindi un dovere. E mi è venuto quasi spontaneo farlo attraverso la memoria di quel giorno in cui ebbi il privilegio di ascoltare il drammatico racconto del Maresciallo Passiu. E con me, incaricato dall’allora Sindaco Cabasino di curare gli aspetti organizzativi di quell’incontro, nel ruolo che ricoprivo di assessore alla pubblica istruzione e alla cultura, spero lo ricordino in molti, ed in particolar modo gli scolari e gli alunni delle medie, che all’epoca frequentavano la scuola dell’obbligo, e che ora potranno magari riflettere sui significati drammatici di quel racconto con maggiore consapevolezza rispetto a quella che avevano da bambini e adolescenti.
Al Maresciallo Camillo Passiu, e alle migliaia di vittime che come Lui patirono immani sofferenze senza mai piegare la schiena, si rinnova la mia ammirazione, gratitudine e riconoscenza.
Augusto Porceddu